Orecchio assoluto
Avere orecchio per la musica non sarebbe solamente una questione di studio e applicazione; una recente ricerca condotta presso l’Università della California di San Diego ha indagato sulla capacità di riconoscere una nota senza alcun riferimento sonoro, anche dopo averla ascoltata una sola volta, ovvero il cosiddetto “orecchio assoluto”. Si tratterebbe di un talento diffuso soprattutto in Asia: in Cina ad esempio sembra che il 70% dei musicisti che frequentano il Conservatorio presenti questa abilità, mentre in Europa e in America la percentuale raggiungerebbe appena l’8%. Secondo i ricercatori americani l’inclinazione sarebbe legata alla familiarità con le lingue “tonali”, quali cinese, giapponese e vietnamita, in cui intonazione e musicalità determinano il significato delle parole.
Per capire se l’orecchio assoluto sia o meno legato alla genetica, i ricercatori hanno sottoposto 27 persone di lingua inglese a una prova di memoria verbale.
Tutti i soggetti coinvolti avevano studiato musica da quando avevano sei anni, e sette di loro erano stati classificati come “orecchio assoluto”. Il test consisteva nel ricordare nell’ordine corretto una sequenza numerica letta su uno schermo o ascoltata in cuffia. I risultati hanno dimostrato che i musicisti “dotati” superavano di gran lunga i loro colleghi nella parte auditiva del test, ossia erano in grado di ricordare molto meglio la sequenza di numeri che avevano ascoltato.
Questo secondo i ricercatori proverebbe come l’orecchio assoluto sia associato a una memoria uditiva, ossia la capacità di ricordare i suoni particolarmente sviluppata, e questa dipende almeno in parte dal patrimonio genetico.