Come sentivano i primi ominidi vissuti circa due milioni di anni fa? Una ricerca ha individuato un udito molto sensibile alle alte frequenze, superiore sia rispetto alle nostre capacità attuali sia rispetto a quelle degli scimpanzè. Questa caratteristica potrebbe essere stata alla base dello sviluppo del linguaggio umano.
La tesi è stata sostenuta dai ricercatori dell’Universidad Complutense di Madrid, dell’Università di Alcalá e della State University of New York a Binghamton, che recentemente hanno esposto la teoria in un articolo pubblicato su “Science Advances”. Lo studio è stata condotto grazie a una serie di tomografie computerizzate per ricostruire le strutture scheletriche dell’orecchio dei primi fossili umani scoperti nei siti sudafricani di Sterkfontein e Swartkrans. Questi esami sono stati incrociati a modelli informatici al fine di correlare la struttura dell’orecchio alla sensibilità per le differenti frequenze.
E’ risultato che l’Australopithecus africanus e il Paranthropus robustus, pur avendo un udito complessivamente simile a quello degli scimpanzé, avevano una più elevata sensibilità alle frequenze comprese fra 1,5 e 3,0 kHz, per le quali la loro finezza di udito era addirittura superiore a quella umana.
Il modello di sensibilità uditiva di questi ominidi poteva facilitare l’uso di una complessa comunicazione vocale a corto raggio in ambienti aperti e la gamma di frequenze cui erano molto sensibili era proprio quella in cui ricadono i suoni emessi nella lingua parlata.