Basta poco per causare danni irreparabili ai nervi del sistema uditivo: non è vero che occorrono anni di esposizione a forti rumori per rovinarsi le capacità di ascolto. Potrebbe essere sufficiente un solo concerto rock, una sola partita allo stadio: suoni non necessariamente assordanti provocherebbero la morte di alcune terminazioni nervose che collegano l’orecchio interno al cervello.
Non sono solamente le cellule ciliate a subire traumi e a ridurre le facoltà uditive: una ricerca iniziata qualche anno fa presso il Department of Otology and Laryngology dell’Harvard Medical School (a Boston, in Massachusetts) ha aperto un nuovo filone di studio. Le cellule ciliate infatti possono anche sopravvivere a concerti rock e feste scatenate, ma sono le fibre nervose ad esse connesse, che incanalano i segnali elettrici all’encefalo, a essere molto più delicate.
Alcune terminazioni non isolate di queste fibre nervose, che connettono l’orecchio interno al cervello, possono subire molto più facilmente danni irreversibili. Le conseguenze sono gravi: l’interruzione di tali terminazioni rompe la connessione tra fibra nervosa e cellula ciliata localizzata nello spazio sinaptico.
Lo studio è stato condotto su cavie, ma essendo la struttura dell’orecchio interno la stessa per tutti i mammiferi, potrebbe spiegare molti casi di perdita uditiva negli uomini.