La luce delle lucciole ha la funzione di attirare il partner per l’accoppiamento, ma viene utilizzata anche come segnale contro i predatori. Le lucciole contengono un veleno che le rende indigeste e farsi riconoscere è per loro una garanzia di non essere attaccate. Ma questa strategia non funziona quando il predatore non ci vede, com’è il caso del pipistrello. I pipistrelli utilizzano le onde sonore assieme alle loro grandi orecchie per localizzare le prede, ma non distinguono una lucciola da un altro insetto. Per proteggersi, le lucciole hanno quindi sviluppato anch’esse un segnale sonoro che possa essere riconosciuto dai pipistrelli. A scoprirlo è stato Yossi Yovel, dell’università di Tel Aviv. Il ricercatore stava studiando i suoni emessi da alcune specie di pipistrelli delle foreste tropicali quando ha distinto suoni simili che provenivano da altre fonti. Erano appunto gli ultrasuoni emessi dalle lucciole. Approfondendo lo studio, Yovel ha esaminato tre diverse specie di lucciole individuando in tutte e tre la capacità di emettere questi ultrasuoni. Essi vengono prodotti sfregando le ali. Le lucciole stesse non sono in grado di udirli e quindi non possono utilizzarli per comunicare fra loro, ma soltanto con animali di altre specie dotati di apparato uditivo adatto, come appunto i pipistrelli.