Le balene da sempre stimolano la fantasia e la curiosità degli esseri umani, anche se con la caccia indiscriminata hanno rischiato di portarle all’estinzione. Una ricerca promettente e molto avanzata riguarda il canto delle balene, uno dei misteri più affascinanti della natura. Lo studio è stato condotto in Norvegia da una ricercatrice dell’Università nazionale di scienza e tecnologia (Ntnu), Léa Bouffaut, nelle acque intorno alle isole Svalbard.
La tecnica utilizzata, chiamata Distributed Acoustic Sensing (Das), si basa su uno strumento chiamato “interrogatore” per ottenere informazioni da un sistema in fibra ottica, trasformando le fibre inutilizzate all’interno di un cavo sottomarino in una lunga serie virtuale di idrofoni. Queste fibre hanno difetti impercettibili. I suoni subacquei causano una leggera sollecitazione ai difetti nella fibra, il che ritarda il ritorno del segnale inviato dall’interrogatore, che quindi interpreta il ritardo come un intervento esterno sulla fibra. Queste anomalie a loro volta possono essere interpretate come informazioni acustiche e registrate fisicamente a intervalli regolari, chiamati canali.
“L’utilizzazione degli idrofoni – ha detto Bouffaut – è estremamente costosa. Ma i cavi in fibra ottica sono diffusi in tutto il mondo e sono accessibili”, ha affermato. “Questa tecnica potrebbe avere un effetto molto simile al modo in cui la copertura delle immagini satellitari della Terra ha permesso a scienziati di molti campi diversi di fare differenti tipi di studi sulla Terra. Per me, questo sistema potrebbe diventare analogo a satelliti nell’oceano”.