Uno studio americano della McMaster University e della Vanderbilt University punta l’attenzione sulla necessità di utilizzare suoni appropriati nelle apparecchiature mediche degli ospedali. Gli allarmi acustici svolgono un ruolo cruciale nell’assistenza sanitaria perché allertano il personale più rapidamente rispetto agli avvisi vocali o visivi, consentendo loro di mantenere gli occhi concentrati su altre attività. Michael Schutz, docente di musica alla McMaster e coautore dello studio, afferma che la maggior parte degli sforzi per ridurre l’inquinamento acustico negli ospedali si sono concentrati sulla riduzione degli allarmi piuttosto che sulla modifica dei suoni. Il tema non è secondario: secondo i dati diffusi dalla Food and drug administration statunitense, i problemi con gli allarmi ospedalieri hanno contribuito a provocare più di 500 morti.
Secondo un altro autore dello studio, Joseph Schlesinger, professore associato di anestesiologia presso l’Università di Vanderbilt, “le strutture sanitarie sono un’orribile cacofonia di suoni, siamo bombardati da allarmi uditivi che sono rumorosi, fastidiosi, non informativi e spesso falsi o non utili. Ci sono anche i suoni delle conversazioni e di altre apparecchiature”. Secondo Schlesinger tutto ciò può avere anche effetti sui pazienti il cui sonno viene disturbato: “Puoi finire per sviluppare la privazione del sonno o il delirio che può portare a un deterioramento cognitivo a lungo termine”. Qual è la soluzione? Afferma ancora Schutz: “Rendere i suoni meno dirompenti è una soluzione più semplice rispetto alla riprogettazione delle procedure e dei protocolli di gestione degli allarmi in tutto il settore. È come suonare la stessa canzone su strumenti diversi. Riconosci ancora la melodia. Semplicemente modificando i suoni possiamo creare allarmi che consentono una migliore comunicazione con il personale e riducono i tempi di intervento. Questo può persino salvare vite umane”.