Nel ricostruire la chiesa simbolo di Parigi, semi distrutta dal violento incendio nel 2019, l’équipe incaricata del restauro non si preoccupa solamente di rifare il tetto, le vetrate e gli interni… Rimettere in piedi la cattedrale gotica più famosa del mondo significa anche restituirle la sua originale sonorità: Notre Dame deve riacquistare la sua personalità anche nell’acustica. Ne sono convinti l’archeologa dei paesaggi sonori Mylène Pardoen e l’esperto di acustica ambientale Brian Katz, entrambi intervistati dal New York Times.
Nel progetto, che dovrà essere ultimato entro il 2024, sono coinvolti anche alcuni italiani: l’architetto Livio De Luca che coordina il cantiere digitale e Angelo Farina professore di acustica applicata dell’università di Parma, specialista del rapporto tra sonorità e architettura.
La cerimonia religiosa un tempo nasce come esperienza multisensoriale: sulle rinomate risonanze che hanno conferito all’edificio un’acustica unica, Victor Hugo scrisse che la cattedrale aveva suoni “carichi di tale benedizione e tale maestà, che hanno calmato quest’anima malata”, ovvero la sua.
Le uniche misurazioni acustiche dettagliate dell’interno della cattedrale, prima dell’incendio, sono state effettuate nel 2015. I dati hanno perciò offerto la possibilità di verificare “se fosse possibile simulare le qualità sonore della cattedrale”. Dopo l’incendio, Notre Dame non poteva essere attraversata a piedi in sicurezza. Quindi gli esperti hanno collegato un microfono a un robot per l’ispezione delle condutture fognarie e lo hanno fatto girare lungo la cattedrale bruciata. Tramite il confronto delle risonanze, hanno ricostruito così un primo modello su cui lavorare e ritrovare le frequenze perdute, interne all’edificio.