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Il buio e le capacità uditive dei topi - Linear Apparecchi acustici
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Il buio e le capacità uditive dei topi

Era noto che nel cervello dei topi, dopo avere trascorso alcuni giorni al buio, si intensificasse la sensibilità dei singoli neuroni nell’area dedicata all’udito. Questo fenomeno è stato confermato da una ricerca dell’Università del Maryland guidata da Patrick Kanold, che però ha scoperto anche un fatto nuovo: a modificarsi non è soltanto la sensibilità dei singoli neuroni, ma anche la modalità con cui questi interagiscono fra loro. In pratica, dopo un certo periodo trascorso al buio, le reti neuronali si adattano diventando più o meno sensibili a diverse frequenze di suono. Nelle aree della corteccia uditiva esaminate, i ricercatori hanno notato un aumento della percentuale di neuroni sensibili alle frequenze alte e basse e una diminuzione della percentuale di neuroni sensibili alle frequenze medie.

Questo tipo di adattamento era considerato possibile soltanto nei primi anni di vita, con il cervello in formazione; ora invece è stato osservato negli individui adulti. Un tempo si pensava che le regioni sensoriali del cervello non fossero adattabili dopo una certa età (è la base del motivo per cui si spiega come i bambini imparano le lingue molto più facilmente degli adulti). Per quanto riguarda i roditori, ricerche preliminari a quella dell’Università del Maryland avrebbero già smentito questa idea, dimostrando che privare i topi adulti della vista per un breve periodo aumenta la sensibilità dei singoli neuroni nella corteccia uditiva.

L’ultimo studio in materia amplia questa teoria: Kanold e il suo team hanno dimostrato come l’esposizione all’oscurità influisce sul modo in cui gruppi di neuroni nella corteccia uditiva lavorano insieme in risposta a un dato suono, quali neuroni sono collegati e quali si attivano in modo più potente o più veloce. Durante la sperimentazione, sono stati collocati topi adulti in uno spazio buio per una settimana, sottoponendoli al suono di 17 toni diversi e misurando l’attività cerebrale nella corteccia uditiva. Sulla base del lavoro precedente, Kanold e il suo team si aspettavano di vedere cambiamenti nelle reti neurali, ma sono rimasti sorpresi nello scoprire che addirittura gruppi di neuroni cambiavano in modi diversi, adattandosi appunto a diverse frequenze.