Quando ascoltiamo un suono compiamo un’operazione in cui sono coinvolti sensi differenti oltre dall’udito. Lo stesso suono infatti può assumere significati diversi, a seconda della situazione in cui viene emesso. Questo accade grazie alla flessibilità cognitiva del nostro cervello e alla complessa rete neuronale della corteccia uditiva. Pensiamo al contesto in cui viene emesso il rumore di un clacson: le persone non si allarmano quando sono al sicuro in casa, mentre si preoccupano se si trovano in una strada trafficata. I circuiti neuronali permettono di reagire in maniera differente ai suoni famigliari e non, a seconda delle circostanze in cui vengono prodotti.
Un gruppo di ricercatori della New York University Langone ha firmato un recente articolo su “Nature Neuroscience”: osservando in laboratorio il comportamento di cavie esposte a specifici segnali uditivi, si potevano distinguere distinti schemi di attivazione dei neuroni della corteccia uditiva. Ogni cellula nervosa “decide” se un messaggio deve proseguire nel suo percorso lungo i circuiti neurali. Le cellule nervose che liberano sostanze chimiche che stimolano la cellula successiva ad amplificare un messaggio sono dette eccitatorie; quelli che fermano messaggi, inibitorie. Il bilanciamento dell’attività della rete dei neuroni inibitori è controllato da neurotrasmettitore che normalmente esercita un’azione eccitatoria sulle cellule cerebrali, l’acetilcolina.
Se si blocca il rilascio dell’acetilcolina nella corteccia uditiva, subisce un drastico calo la capacità dei topi di reagire a stimoli sonori e/o a un complesso di stimoli anche sonori, in modo da ottenere una ricompensa.
La scoperta potrebbe avere in futuro ricadute sulla comprensione di alcuni aspetti di malattie come l’Alzheimer.