La percezione uditiva non avviene in maniera sempre continua: al pari con il sistema visivo, per cui studi precedenti l’avrebbero già appurato, anche i sensi legati all’ascolto funzionano alternando l’attenzione a spazi vuoti. Questi intervalli si verificano senza che ce ne accorgiamo, secondo un ritmo che si alterna tra picchi e cadute, cicli che si ripetono circa sei volte al secondo. Una fluttuazione che si allinea con la soglia di attenzione e risponde a una strategia efficace che permette al nostro cervello di concentrare al meglio le risorse attentive.
La ricerca al riguardo, condotta grazie alla collaborazione tra scienziati dell’Università italiana di Pisa e dell’Università di Sydney, è stata recentemente pubblicata su “Current Biology”. “Per la prima volta -ha scritto uno degli autori, Maria Concetta Morrone, professore di fisiologia all’Università di Pisa- è stato dimostrato che le oscillazioni nella perrformance percettiva non sono specifiche della visione, ma riflettono un meccanismo più generale, in questo caso riguardante l’udito”.