Il nostro cervello è particolarmente colpito dai suoni con fluttuazioni ripetitive compresi nelle frequenze tra 40 e 80 Hertz, le stesse che vengono emesse dai dispositivi di allarme; sono questi i rumori che attirano l’attenzione e danno fastidio più degli altri. Ma cosa succede nel nostro cervello, quando siamo esposti a queste frequenze, che funzionano al pari delle urla umane?
Si sono posti questa domanda alcuni scienziati dell’Università di Ginevra che, insieme ad altri ricercatori degli Ospedali universitari della città, hanno condotto una serie di esperimenti su un gruppo di volontari. I risultati della ricerca sono stati pubblicati recentemente su “Nature Communications”: i ricercatori hanno cercato di spiegare perché i suoni come quello del clacson, ma anche le urla umane, caratterizzati da fluttuazioni sonore ripetitive, con frequenze comprese tra i 40 e 80 Hz, sarebbero i rumori più fastidiosi, cui il nostro cervello è costretto a prestare attenzione. La ragione è che tali frequenze vanno a stimolare le regioni corticali e sub corticali del cervello, tra cui amigdala, ippocampo, insula, tutte aree correlate all’aggressività, alla percezione del dolore.
Gli studiosi hanno anche scoperto che, in presenza di alcune malattie, come Alzheimer, autismo, schizofrenia, le persone rispondono con reazioni atipiche di fronte a questi suoni, tanto da fare immaginare che in un prossimo futuro potrebbe rivelarsi utile sollecitare questi circuiti neuronali, per rilevare precocemente tali malattie.