In Italia il problema dell’inquinamento acustico è sempre più preoccupante: se da un lato il fracasso è in aumento, dall’altro l’interesse dell’Amministrazione al riguardo non cresce in maniera adeguata.
È questa l’amara realtà fotografata dall’Annuario dei dati ambientali, pubblicato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
I numeri del Report, divulgati nel luglio scorso, parlano chiaro: il 42,6% delle fonti sotto controllo ha superato i limiti acustici consentiti e solo la metà dei comuni (51%) si sarebbe adeguata alla normativa riguardante la classificazione acustica del territorio. I controlli ARPA-APPA si riferiscono all’anno 2012: le sorgenti maggiormente controllate sono le attività di servizio e commerciali (57,7%) seguite dalle attività produttive (31,5%). La percentuale dei comuni italiani che hanno approvato la classificazione acustica, strumento utile a risolvere il problema dell’eccesso di rumore, presenta forte disomogeneità sul territorio nazionale. Regioni con la percentuale di comuni zonizzati più elevata sono Marche e Toscana (dove il 97% dei Comuni hanno affrontato il tema della classificazione acustica). Nelle restanti Regioni i provvedimenti diminuiscono: 96% dei Comuni in Valle d’Aosta, 84% in Liguria, 83% in Lombardia, 76% in Provincia di Trento, 73% in Piemonte e 64% in Emilia Romagna e Veneto.