“Ho da poco acquistato delle protesi esterne per ipoacusia medio-grave, ma quando mangio o parlo sento spesso un fischio in entrambe. L’audioprotesista può risolvere questo problema o è dovuto al modello di apparecchio?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
La scelta del modello di apparecchio acustico viene fatta dall’audioprotesista sulla base degli esami audiologici e delle esigenze del cliente.
Il fischio che si sente in masticazione o quando si parla è spesso dovuto alla non completa chiusura del condotto uditivo, soprattutto nelle ipoacusie di una certa entità. Il problema si risolve generalmente inspessendo o rifacendo da nuova impronta il peduncolo o la chiocciola, oppure cambiando grandezza o tipo di cupola a seconda del modello di apparecchio in uso.
L’audioprotesista può inoltre agire sulla regolazione agendo su specifici parametri detti antilarsen.
È bene comunque ricordare che una delle cause più frequenti di fischio degli apparecchi acustici è la presenza di tappi di cerume. È consigliabile, quindi, effettuare visite periodiche presso il proprio centro audioprotesico per controllare oltre al corretto funzionamento dei dispositivi acustici, anche lo stato di salute dei condotti uditivi mediante semplice visita otoscopica.
“Vorrei sapere se le protesi acustiche devono essere portate tutto il giorno e in quanto tempo ci si abitua”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Possiamo pensare alla protesizzazione acustica come ad un percorso fisioterapico uditivo. Un processo graduale di riabilitazione, durante il quale si torna a sentire suoni che non si percepivano più e che ritornano “alla vita” dando di nuovo volume ad un mondo circostante un po’ assopito.
È fondamentale praticare questa fisioterapia uditiva in modo regolare, costante, per permettere di risvegliare l’elaborazione uditiva e cognitiva assimilando poco a poco gli stimoli acustici.
È consigliabile, quindi, portare gli apparecchi acustici tutto il giorno e tutti i giorni o comunque evitarne un uso troppo casuale o sporadico (la riunione di condominio è un classico esempio!).
Il tempo di adattamento è soggettivo, generalmente occorrono 2-3 mesi oltre i quali si perfeziona la regolazione obiettivo.
“Ho 45 anni e mi hanno diagnosticato da poco un’ipoacusia percettiva bilaterale lieve: se non metto le protesi, potrei peggiorare nel corso del tempo?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
L’evoluzione dell’ipoacusia non dipende dall’uso o meno degli apparecchi acustici, questi infatti non ne fermano il processo degenerativo. Il compito degli apparecchi è quello di compensare con il passare del tempo la perdita uditiva permettendo di mantenere l’elasticità uditiva e cognitiva e migliorando in tal modo la propria qualità di vita.
La protesizzazione può essere vista come una “fisioterapia”, se si interviene subito si hanno risultati migliori in tempi minori, questo perchè si lavora su un “materiale” uditivo e cognitivo ancora prestante e reattivo.
“Mi spiegate le differenze tra un’ipoacusia percettiva e una neurosensoriale? Qual è più facile da protesizzare?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
In realtà con c’è differenza tra ipoacusia percettiva e neurosensoriale, i termini sono spesso usati come sinonimi.
C’è differenza invece tra ipoacusia neurosensoriale e ipoacusia centrale. Mentre la prima è causata dal malfunzionamento delle strutture dell’orecchio interno, nella seconda il malfunzionamento risiede sulle vie nervose uditive, che vanno dal nervo uditivo e proseguono per tappe fino alla corteccia uditiva.
Mentre per le ipoacusie neurosensoriali si può intervenire con apparecchi acustici e impianto cocleare, per quelle centrali (percentualmente meno diffuse) sono stati ideati impianti al tronco encefalico, molto più invasivi e delicati e per questo meno applicati.
“Vorrei sapere se esistono comportamenti o alimenti che aiutano a preservare l’udito nel tempo”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Premesso che non esiste una “cura” per le ipoacusie, i comportamenti e le misure da adottare sono essenzialmente di prevenzione generale, valevoli quindi per tutti, ipoudenti e non.
In generale è consigliabile non sottoporsi a sorgenti rumorose di elevata intensità per tempi prolungati e se in ambienti di lavoro è bene utilizzare gli specifici dispositivi di protezione acustica (per es. otoprotettori e cuffie); è bene inoltre non abusare di farmaci con effetti ototossici sul lungo periodo.
Fare attività fisica regolare e seguire una dieta sana, equilibrata, povera di grassi aiuta a mantenere efficiente il sistema cardiocircolatorio e di conseguenza anche quello microcircolatorio dell’apparato uditivo. È bene quindi tenere sotto controllo la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo, trigliceridi ed anche il diabete.
Per la componente neurosensoriale dell’ipoacusia può essere inoltre d’aiuto assumere integratori di vitamina B12 per le proprietà antiossidanti; si è visto inoltre che l’acido alfa lipoico sembri aiutare a mantenere la salute dei nervi e quindi del sistema nervoso. Il proprio medico curante potrà indicare gli integratori più adatti in base alle specifiche esigenze.
Per concludere, è importante sottolineare che il seguire suddette indicazioni non esclude l’eventualità di diventare comunque ipoudenti, questo perché le cause delle sordità sono diverse, una tra tutte la predisposizione genetica.
“Mia madre 70enne è diventata sorda. In quanto tempo si abituerà alle protesi e avrà benefici?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
La protesizzazione consiste in un percorso uditivo riabilitativo graduale. Le tempistiche di raggiungimento dell’obiettivo dipendono da tanti fattori come per esempio l’entità della perdita uditiva, l’età del portatore e il modello di apparecchio acustico scelto.
In generale per una prima protesizzazione occorrono almeno un paio di mesi per adattarsi al nuovo modo d’ascolto e apprezzarne i benefici, il cervello infatti deve “riplastificare” la sua mappa acustica.
Ogni individuo però è un caso a sé, quindi, a parità di quadro audiologico, età, modello di apparecchio, reagirà in modo diverso, più o meno velocemente e facilmente.
La protesizzazione è una fisioterapia uditiva che necessita di competenza professionale ma anche di collaborazione e pazienza da parte del cliente.
” Prima di acquistare gli apparecchi, è possibile provarli in diverse situazioni di ascolto?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Ogni azienda stabilisce una propria modalità di prova. In particolare, Linear dà al cliente un periodo di 90 giorni entro il quale esercitare il diritto di recesso se non soddisfatto dell’acquisto. Ciò offre la possibilità di “vivere” la protesizzazione in ogni situazione per 3 mesi in tutta serenità.
“Lavoro in posti affollati e mi hanno diagnosticato un’ipoacusia media bilaterale. Quale protesi acustica è più adatta al mio caso?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Indipendentemente dal tipo di apparecchio acustico, endo o retroauricolare, il modello più idoneo deve possedere un buon controllo del rumore. Deve cioè essere in grado di analizzare costantemente l’ambiente sonoro circostante per rilevarne i cambiamenti e poter così operare autonomamente il bilanciamento voce/rumore ottimale.
“Vorrei sapere se usare apparecchi acustici può ritardare un eventuale peggioramento dell’ipoacusia”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Il peggioramento dell’ipoacusia può dipendere da diversi fattori (predisposizione genetica, patologie varie, invecchiamento, ecc.) indipendenti dall’uso degli apparecchi acustici.
Tuttavia, la protesizzazione tempestiva e continuativa permette di tenere sotto controllo l’evoluzione dell’ipoacusia, correggendola via via con le opportune regolazioni, mantenendo in tal modo “allenato” il sistema uditivo e minimizzando i disagi comunicativi.
“Vorrei sapere se usare apparecchi acustici può ritardare un eventuale peggioramento dell’ipoacusia”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Il peggioramento dell’ipoacusia può dipendere da diversi fattori (predisposizione genetica, patologie varie, invecchiamento, ecc.) indipendenti dall’uso degli apparecchi acustici.
Tuttavia, la protesizzazione tempestiva e continuativa permette di tenere sotto controllo l’evoluzione dell’ipoacusia, correggendola via via con le opportune regolazioni, mantenendo in tal modo “allenato” il sistema uditivo e minimizzando i disagi comunicativi.
“Ho 52 anni e soffro di ipoacusia media/grave a sinistra., invece a destra sento bene. Se decido di portare un solo apparecchio, sentirò sbilanciato?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
In realtà già attualmente è un ascolto sbilanciato. Se l’orecchio destro è effettivamente normoacusico, l’obiettivo è proprio diminuire questo disequilibrio protesizzando l’orecchio peggiore.
Si può inoltre valutare un sistema detto CROS per ricreare direzionalità facendo ascoltare all’orecchio migliore, il destro, ciò che riceve il peggiore.
“Perdo circa il 50% di udito su entrambe le orecchie e ho 42 anni. Con le protesi potrei recuperare molto?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
L’uso degli apparecchi acustici migliora indubbiamente il quadro uditivo della persona ipoacusica. L’entità del miglioramento è quantificabile solo dopo un periodo di fitting che varia da persona a persona e può durare qualche mese, ciò perché l’uso corretto e costante degli apparecchi acustici stimola progressivamente l’apparato uditivo. È importante tuttavia tenere conto che l’entità del miglioramento dipende anche dalla qualità uditiva e cognitiva di partenza dell’individuo nonché dalle sue aspettative di recupero, aspetto quest’ultimo strettamente soggettivo.
“Vorrei sapere se gli apparecchi endoauricolari vanno bene per le ipoacusie profonde”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Oggigiorno la tecnologia ha reso possibile optare per il modello endoauricolare anche per ipoacusie profonde, a patto di avere dimensioni del condotto uditivo abbastanza grandi. I ricevitori di elevata potenza hanno infatti notevoli dimensioni, inoltre, consumando maggiormente energia necessitano di pile anch’esse più grandi.
“Mi sto informando sui prezzi degli apparecchi acustici: tra un modello retro e uno endo il costo cambia?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Il costo tra modello retroauricolare e endoauricolare dipende dalle singole aziende audioprotesiche.
Per quanto riguarda Linear, essendo casa produttrice di protesi acustiche con proprio laboratorio, il costo di produzione non influisce sul prezzo tra le due tipologie. Ciò che determina il prezzo è il livello di sofisticatezza del software di programmazione che si riflette sulla qualità delle prestazioni d’ascolto e di comunicazione ottenibili dal cliente.
“Buongiorno, per una persona 60enne gli apparecchi acustici retroauricolari sono più confortevoli degli endoauricolari?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Se si intende confortevoli come comodità nel portarli, non c’è sostanziale differenza tra retro o endoauricolari al giorno d’oggi.
Se si intende invece maneggiabilità allora il modello retroauricolare essendo più grande e utilizzando pile più grosse può risultare più facile da gestire da persone con scarsa manualità, ma questo comunque indipendentemente dall’età.
“Vorrei sapere come avviene e quanti mesi dura il percorso di programmazione delle protesi”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
La protesizzazione è un percorso di riabilitazione acustica e cognitiva. Necessita quindi di costanza, gradualità e pazienza.
La programmazione inizia con una taratura di base, definita dal quadro audiologico del cliente, che lo reintroduca nell’ambiente “rumore e voce” in modo non traumatico, confortevole, facendogli sentire suoni e rumori che non percepiva più e tornando ad ascoltare TV e radio a volumi più bassi.
Ad ogni controllo (ogni 15 giorni inizialmente fino ad arrivare a 2-3 visite all’anno) sulla base della resa protesica effettuata al cliente e delle sue osservazioni, l’audioprotesista verificherà gli effetti della protesizzazione e adatterà conseguentemente la programmazione.
Nell’arco di qualche mese si arriverà a definire il massimo livello di qualità cognitiva e comfort acustico ottenibile dalla persona. Nel caso di prima protesizzazione il cliente è consapevole dei benefici ottenuti già nei primi 3 mesi circa di utilizzo.
“Quali sono le ultime evoluzioni tecnologiche negli apparecchi acustici?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
La tecnologia ultimamente si sta focalizzando sulla qualità dell’ascolto in situazioni complesse e nel controllo del rumore, nonché nella diversificazione delle programmazioni a seconda degli svariati scenari uditivi nei quali può ritrovarsi la persona protesizzata.
Alcuni modelli di apparecchi acustici prevedono anche il collegamento bluetooth a cellulari e televisori, nonché l’uso di relative applicazioni per una parziale gestione dell’ascolto da parte della persona stessa.
“A causa di un farmaco ototossico, mio figlio 18enne ha una lieve ipoacusia. Con le protesi potrebbe evitare di peggiorare?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Se la perdita uditiva è molto lieve, è stabile da diversi anni e se il ragazzo non ha difficoltà di comprensione nella vita sociale, lavorativa e ricreativa, si può aspettare a protesizzare. È però fondamentale eseguire periodici esami audiometrici per controllare l’eventuale evoluzione ipoacusica.
Nel momento in cui il quadro audiologico cominciasse a peggiorare o il ragazzo percepisse inizi di difficoltà comunicativa allora sarebbe il caso di valutare la protesizzazione acustica.
“Dovrò portare protesi acustiche e chiedo se è più facile abituarsi a sentire con le retroauricolari o con le endoauricolari”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Più che abituarsi facilmente a sentire con uno o con l’altro modello di dispositivo, si tratta piuttosto di abituarsi a sentire con gli apparecchi acustici. In entrambi i casi cambia la percezione delle voci, propria ed altrui, e dell’ambiente circostante.
È un processo di adattamento graduale, che può essere più o meno veloce da persona a persona.
“Vorrei sapere se i test dell’udito online sono affidabili.”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
È necessario precisare subito che un test dell’udito online non può assolutamente sostituire un inquadramento audiometrico effettuato presso studi e centri specializzati da medici otorinolaringoiatri e audioprotesisti.
I test online possono quindi dare alla persona che vi si sottopone una sommaria idea delle proprie difficoltà uditive.
.“Vorrei sapere se le mascherine Ffp2 alterano la voce e il suoni delle frasi.”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
La mascherina funge da barriera fisica modificando in parte il suono della voce e riducendone il volume. Alcuni studi hanno inoltre dimostrato che la mascherina porta a sforzare la voce, proprio per compensare la perdita di volume e a ridurre la coordinazione tra respiro e vocalizzazione. Questo, insieme alla mancanza di mimica labiale, causerebbe una diminuzione della comprensione.
.“Ho sentito parlare di apparecchi acustici personalizzati: in cosa differiscono dagli altri?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Gli apparecchi acustici in quanto tali sono tutti personalizzati perché programmabili. La personalizzazione è data dalla programmazione che dipende a sua volta dalla situazione uditiva di ciascun orecchio, dalle esigenze della singola persona e addirittura dalla costituzione fisica, nonché dall’anatomia dei condotti uditivi e dei padiglioni auricolari.
Anche anatomicamente gli apparecchi acustici sono personalizzati perché devono “calzare” correttamente nel condotto uditivo, da qui l’esigenza di prendere le impronte statiche e masticate, anche per rivelare particolari movimenti delle articolazioni mandibolari caratteristici di ciascuna persona.
.“Ho un calo di udito del 40%: potrei risolverlo acquistando degli amplificatori in farmacia?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Indipendentemente dall’entità della perdita uditiva non è consigliabile l’uso di amplificatori perché non è possibile programmarli e quindi adattarli in modo specifico alla situazione uditiva personale. Gli amplificatori non correggono, alzano solamente il volume d’ascolto generale (voci e rumori) in modo indistinto.
.“Uso apparecchi endoauricolari e in aereo soffro di mal d’orecchie in fase di decollo e di atterraggio. Togliere le protesi mi potrebbe aiutare?”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Durante le fasi di decollo e atterraggio è consigliabile non indossare gli apparecchi acustici per permettere una migliore compensazione della pressione al timpano.
. “Porto protesi retroauricolari e vorrei sapere se l’esposizione al sole e la sabbia potrebbero danneggiarle.”
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta
Se indossati, più che all’esposizione al sole bisogna fare particolare attenzione al sudore, alla sabbia e polveri che potrebbero infiltrarsi negli apparecchi acustici e provocare anche seri danni.
Il consiglio è quello di toglierli ogni tanto e controllarne lo stato, pulendoli con una salvietta se sporchi o bagnati e se non indossati di riporli in appositi contenitori rigidi senza esporli a lungo ad elevate temperature.
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
Gli apparecchi endoauricolari CIC (Completely In the Channel) possono in generale essere indicati per sordità di lieve e media entità, sempre però che i condotti uditivi abbiano i requisiti di forma e dimensione idonei, altrimenti per sordità gravi sono indicati gli apparecchi acustici endoauricolari ITE (In The Ear), sempre rispettando i requisiti minimi di dimensione del condotto uditivo.
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
Si sta facendo molta ricerca sulle cellule staminali e sul loro uso nell’ambito della rigenerazione delle cellule ciliate. Attualmente ci sono studi molto promettenti che tendono ad un approccio di terapia della sordità mirata, personalizzata. In particolare verranno trattate sordità da trauma acustico, da invecchiamento, da uso di farmaci ototossici e sordità genetiche.
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
Come ogni organo ed apparato vascolarizzato anche quello uditivo va incontro con gli anni a progressivo deterioramento sviluppando, in questo caso, una perdita fisiologica dell’udito definita presbiacusia. I fattori che portano ad un’accelerazione del processo di invecchiamento di tutto l’organismo sono l’ipertensione arteriosa, il fumo, l’alcol, l’arteriosclerosi, l’ipercolesterolemia, il diabete mellito, lo stress e ovviamente il rumore. Nel complesso, uno stile di vita sano, una dieta alimentare equilibrata associata alla riduzione delle cause di invecchiamento, possono influire sul rallentamento del processo di degenerazione fisiologica generale e quindi preservare più a lungo anche l’apparato uditivo dall’invecchiamento.
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
In generale, chiunque pratichi attività subacquee, in mare o in piscina, può incorrere in problemi quali per esempio perforazioni timpaniche, otiti, infezioni, ecc. Data la sua già delicata condizione mi sento di consigliarle di scegliere, tra tante, un’attività che non preveda potenziali rischi per il suo apparato uditivo.
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
Uno dei motivi più comuni di ritardo al ricorso di una protesizzazione acustica è quello psicologico. Cominciare a sentire e capire meno con l’avanzare dell’età è una realtà che non tutte le persone sono facilmente disposte a vivere, proprio perché sintomo del passare del tempo. Non dimentichiamo, inoltre, che la vita si è allungata e lo stile di vita è notevolmente cambiato. Oggigiorno un uomo di mezza età è ancora nel pieno della propria attività lavorativa e sociale, usa computer, smartphone, fa attività sportiva, ecc. L’uso di apparecchi acustici deve essere visto come un aiuto a preservare il più a lungo possibile la propria vita sociale.
Cosa fare con suo padre? Discutere con lui serenamente, senza pressioni, sulla necessità di cominciare a fare semplici controlli dell’udito, senza impegno, in modo da farlo familiarizzare con il problema e capirne l’effettiva entità. Una volta messo di fronte al problema dovrebbe essere poi più facile convincere suo padre ad usare, o almeno provare, gli apparecchi acustici.
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
Le protesi passate dal servizio sanitario nazionale sono attualmente molto semplici e potrebbero non essere sufficienti per migliorare la condizione uditiva di sua madre. Tenga presente che se sua madre avesse determinati requisiti uditivi potrebbe beneficiare di un contributo ASL per acquistare degli apparecchi acustici più idonei aggiungendo solo una determinata cifra che non necessariamente sarebbe alta perché oggigiorno in commercio esistono protesi acustiche digitali di ottima qualità e prestazione con costi molto variabili e quindi accessibili ad ogni situazione economica.
Riguardo alla ricerca sulle cellule staminali vorrei sapere che cosa si intende quando si dice che le staminali potrebbero potenzialmente aiutare coloro affetti da ipoacusia da tossicità farmacologica, trauma acustico e invecchiamento, escludendo quindi le ipoacusie da danno al nervo uditivo, da ignorante in materia ma da semplice affetto da ipoacusia vorrei sapere che cosa si intende per “danno al nervo uditivo”. Si tratta per caso di ipoacusia neurosensoriale? Ciò significherebbe che chi è portare di ipoacusia neurosensoriale può desistere dalla speranza nella ricerca? Pongo queste domande perchè sono affetto da Ipoacusia neurosensoriale bilaterale. Grazie
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Nelle ipoacusie neurosensoriali rientrano le sordità legate al malfunzionamento delle strutture costituenti l’orecchio interno come la coclea contenente le cellule ciliate, e i rami dell’VIII nervo detto acustico. Le attuali ricerche mediche cercano di rigenerare proprio le cellule ciliate danneggiate. Se il malfunzionamento risiede nel nervo acustico la rigenerazione di suddette cellule non può quindi esserne la soluzione.
Per rispondere dunque alla sua domanda, essere affetto da ipoacusia neurosensoriale non significa necessariamente essere affetto da danno del nervo acustico. Quindi, non conoscendo la causa della sua ipoacusia neurosensoriale bilaterale non escludo assolutamente la speranza che la ricerca medica possa aiutarla nel futuro più prossimo.
Buongiorno, mia madre di 84 anni fa ormai abbastanza fatica a sentire. Il medico le ha consigliato di mettere gli apparecchi acustici, ma vorrei sapere se la mutua li passa e quali si prestano meglio a essere usati da mia madre che ha un po’ ti tremolio alle mani. Grazie.
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Per la fornitura di apparecchi acustici la ASL passa un contributo a seconda della gravità dell’ipoacusia che viene classificata in gruppo 1 (meno grave) e gruppo 2 (più grave). Per poter ottenere tale contributo bisogna sottoporsi ad una visita presso un otorino della ASL il quale giudicherà se sulla base degli esami audiometrici da lui stesso effettuati si hanno i requisiti necessari per rientrare nei sopraccitati gruppi.
In tal caso la persona potrà decidere se prendere gli apparecchi acustici forniti con il solo contributo ottenuto (modello esclusivamente retroauricolare) oppure acquistare apparecchi acustici retroauricolari o endoauricolari più sofisticati aggiungendo al contributo una relativa quota.
Per quanto riguarda la scelta del modello più adatto per sua madre bisognerebbe valutarne l’effettiva manualità. Apparentemente il modello retroauricolare può sembrare più semplice da gestire e indossare ma l’esperienza mi ha fatto ricredere diverse volte. Sono del parere che sua madre debba provare a maneggiarli entrambi, solo così si potrà valutare insieme all’audioprotesista la scelta più adatta.
Da tempo si parla molto delle staminali per curare la sordità e di esperimenti sugli animali: quanto ci vorrà ancora per applicarle all’uomo? In quali casi di sordità potranno realmente essere di aiuto?
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
La ricerca sulle cellule staminali risale già al 2003, da allora si sono susseguiti numerosi studi che hanno portato a considerare e sviluppare diverse soluzioni per migliorare e addirittura curare le ipoacusie.
Recentemente è iniziata la prima sperimentazione sull’uomo di una terapia genica innovativa contro la sordità che avrà l’obiettivo di rigenerare le cellule ciliate danneggiate e deputate a captare il suono.
Tutti i mammiferi alla nascita perdono, infatti, la capacità di rigenerare suddette cellule a causa del gene Atoh1 che funge proprio da interruttore per la loro rigenerazione. Dagli studi condotti si è scoperto che attivando artificialmente Atoh1 nelle cellule di supporto che sorreggono quelle ciliate, quest’ultime iniziano a rigenerarsi.
I ricercatori hanno constatato che in modelli animali il gene ha ripristinato l’udito ed hanno così iniziato un trial clinico per testare l’efficacia della terapia genica anche sull’uomo. Tuttavia, ritengono che essa possa potenzialmente aiutare coloro affetti da ipoacusia da tossicità farmacologica, trauma acustico e invecchiamento, escludendo quindi le ipoacusie da danno al nervo uditivo.
La sperimentazione clinica su uomo richiede 3 fasi, è iniziata nel 2014 e si attendono i primi risultati nel 2017 e, al momento, lo studio si trova alla fine della fase 1.
Salve, vorrei sapere quali vantaggi avrei a passare dalle mia attuali protesi retroauricolari a quelle digitali (sempre retro).
Faccio presente che ho un’ipoacusia bilaterale di medio livello e mi trovo abbastanza bene con le protesi che uso, anche se sono un po’ vecchiotte… Grazie.
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Gli apparecchi analogici attraverso il microfono captano il suono (voce e rumore ambientale), lo amplificano e lo restituiscono in uscita attraverso il ricevitore in modo più forte ma identico a quello in entrata elaborando il segnale sonoro, che è energia meccanica, in corrente elettrica.
Tuttavia negli apparecchi analogici le modifiche che si possono attuare sull’amplificazione possono essere effettuate agendo solo su variazioni di corrente e non tramite computer, come invece è per gli apparecchi digitali, con il risultato che la programmazione risulta personalizzata molto limitatamente.
La tecnologia analogica, infatti, non può supportare innovazioni importanti e fondamentali tra cui il multimicrofono e la soppressione del rumore ambientale.
Salve, ho una ipoacusia bilaterale media con maggiore perdita sulle alte frequenze (acute) e non uso protesi acustiche, anche se in alcuni contesti rumorosi forse mi servono.
Con le protesi potrei recuperare frequenze che non ho mai udito?
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Da quello che mi descrive la sua sembra una situazione abbastanza comune. Sicuramente l’applicazione di apparecchi acustici gioverebbe molto alla comprensione del parlato, anche in condizioni rumorose.
Per quanto riguarda il recupero della percezione di frequenze mai udite posso dire che solo durante il processo di protesizzazione si potrà stabilirne e quantificarne il recupero.
Buongiorno,
mio figlio ha 28 anni e soltanto recentemente abbiamo scoperto che il suo udito è compromesso. Pare una questione congenita che non abbiamo mai rilevato perchè da sempre si aiuta con il labiale (l’ho scoperto da pochi mesi)e l’ha sempre nascosto perchè, psicologicamente, non l’accetta.
Ho consultato diversi otorini che hanno constatato lo stato di handicap (pare che l’udito di mio figlio sia simile a quello di un settantenne) e ci hanno consigliato l’adozione di un apparecchio acustico (mio figlio lo rifiuta categoricamente!!!).
Avrei voluto delle risposte meno generiche e degli esami più specifici, per cui essendo veramente preoccupata per la reazione di mio figlio, Vi chiedo di consigliarmi un centro o un medico otorino ,in Italia o anche all’estero, a cui rivolgermi . Grazie, Mamma preoccupata
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Buongiorno,
non ho alcun dato oggettivo e reale sulla condizione uditiva di suo figlio. Dire che ha l’udito di un settantenne non è infatti indicativo, l’ipoacusia caratteristica di un calo fisiologico legato all’avanzare dell’età, detta presbiacusia, è caratterizzata da un graduale calo che si evidenzia dapprima sulle frequenze più acute (dai 4000 agli 8000Hz) per poi interessare via via quelle medie (1000-3000Hz), fino nei casi più avanzati le frequenze basse (125-500Hz).
Posso quindi ipotizzare che suo figlio abbia una curva uditiva più o meno in discesa sulle frequenze medio-acute, mentre per quanto riguarda la gravità non posso azzardare molto, ma se a 28 anni è riuscito a vivere normalmente aiutandosi con il labiale posso dire solo che non è di entità grave. Sono comunque consigliabili gli apparecchi acustici che attualmente sono peraltro arrivati ad avere tecnologie molto sofisticate e dimensioni davvero discrete (i modelli endoauricolari sono completamente interni e praticamente non si vedono).
Per poterle dare maggiori informazioni sulla situazione uditiva di suo figlio, la invito a mandarmi gli esami audiometrici effettuati all’indirizzo info@lineargenova.it. Per poterle fornire informazioni sui centri specializzati nel campo sarebbe inoltre utile sapere di dove siete.
In attesa di un suo riscontro, le porgo i miei saluti.
Ciao,
mi presento: ho una ipoacusia bilaterale con una curva che sulle frequenze >3K segna una perdita di 110 Db.
ho attualmente dei retroauricolari open con la trasposizione frequenziale, che non riescono a soddisfarmi e ne sto provando altri sempre retroauricolari con il recivitore nell’orecchio, ma anche quest’ultimi non mi soddisfano, anzi si sono aggiunti anche altri problemi dovuti all’occlusione causato dagli auricolari custom.
volevo sapere se attualmente gli Endo possono aiutarmi con il tipo di deficit che ho e se anche con questo tipo di apparecchi posso andare incontro a problemi di occlusione e quindi di audiofonia?
Grazie, Luigi
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Non ho informazioni sulla situazione audiometrica riguardante le frequenze ancora conservate, cioè 125, 250, 500, 1000 e 2000Hz, frequenze peraltro fondamentali per la comprensione del parlato nonchè sul tipo di ipoacusia (neurosensoriale, trasmissiva, mista). Posso solo dedurre che dai problemi di autofonia da Lei riscontrati durante i vari tentativi di protesizzazione, almeno le frequenze più basse siano ben conservate.
Attualmente è possibile produrre endoauricolari di elevata potenza e di dimensioni limitate e con tecnologia avanzata in grado di limitare l’effetto dell’autofonia. La invito quindi a venirci a trovare nel centro Linear a Lei più vicino per poter approfondire la sua situazione uditiva e valutare le migliori soluzioni per le Sue esigenze.
Sono affetto da ipoacusia neurosensoriale con perdite fino a 90 db su ambedue le orecchie. Adesso ho degli apparecchi analogici retroauricolari. Ci sono dei modelli più moderni? Per la mia perdita uditiva sono adatti gli endoauricolari e che vantaggi avrei (a parte quelli estetici)?
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
La tecnologia ha fatto passi da gigante anche nel campo delle protesi acustiche, permettendo la costruzione di modelli digitali endoauricolari e retroauricolari di qualità e prestazioni notevoli. Ho pochi dati riguardanti la sua condizione uditiva per poterle rispondere in modo specifico ed esaustivo. Posso dirle che in generale perdite di 90dB come la sua (ma su quali e quante frequenze?) possono essere trattate attualmente anche con modelli endoauricolari se non ci sono problematiche interne al condotto uditivo o di scarsa manualità.
Per quanto riguarda i vantaggi di un apparecchio di tipo endoauricolare le posso dire che diversi studi scientifici hanno ormai dimostrato che questo modello sfrutta al massimo il lavoro svolto dal padiglione auricolare. Quest’ultimo infatti ha il compito di raccogliere gli stimoli sonori, filtrarli e convogliarli in modo del tutto naturale nel condotto uditivo dove l’apparecchio acustico ricevendoli inizierà a elaborarli in base alla programmazione stabilita dall’audioprotesista.
Contrariamente il modello retroauricolare captando gli stimoli sonori al di fuori dell’orecchio, quasi a livello delle tempie, annulla completamente il ruolo acustico del padiglione ricevendo stimoli sonori non filtrati e meno naturali, inoltre, è maggiormente esposto a interferenze ambientali come rumore, vento, pioggia e può risultare d’impaccio se si indossano occhiali da vista/sole, cerchietti, cappelli ecc.
Ho una domanda in vista di una vacanza al mare. Io porto da pochi mesi protesi retroauricolari e a luglio farò una settimana in barca. Se le protesi si dovessero bagnare con acqua salata, cosa dovrò fare?
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
I suoi apparecchi non sono di tipo impermeabile, per cui dovrà sempre fare particolare attenzione a non bagnarli, soprattutto con acqua di mare. In caso ciò avvenisse le consiglio di togliere le pile e riporre gli apparecchi con gli sportellini ben aperti nell’apposito barattolino di sali anti-umidità.
E’ poi necessario effettuare un controllo approfondito nel più vicino o preferito centro di assistenza il prima possibile, per verificare gli eventuali danni arrecati agli apparecchi acustici o comunque per una pulizia specifica degli stessi in modo da eliminare eventuali tracce saline sui componenti elettronici.
Ho 62 anni e da circa un anno mi sono accorto che ogni volta che guardo la televisione non sento più come prima e devo alzare il volume. Può essere solo un fatto momentaneo, anche se è ormai da un anno o è meglio fare un esame audiometrico?
Aggiungo che conversando con mia moglie, soprattutto in strada, mi accorgo che spesso deve ripetermi le cose…
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Accorgersi di dover alzare il volume della tv è un tipico segnale di calo uditivo. Dai dati che mi fornisce suppongo possa essere una ipoacusia legata ad un normale calo fisiologico e comunemente definita come presbiacusia. In questo quadro la comprensione si fa ancor più difficile in situazioni di particolare disturbo ambientale (traffico, ristorante, riunioni familiari ecc.).
Sarebbe bene che si sottoponesse ad un esame audiometrico per individuare con certezza il tipo di ipoacusia e l’entità della stessa. In tale occasione si effettuerà, inoltre, un controllo otoscopico per verificare lo stato di salute dei condotti uditivi e l’eventuale presenza di cerume.
Buongiorno, da un mese porto due endoauricolari: quando alla sera li tolgo, spesso noto delle incrostazioni di cerume sulla punta. Cosa devo usare per toglierlo senza rovinare gli apparecchi?
Risponde l’audioprotesista Dott.ssa Francesca Quaranta:
Per pulire il guscio degli apparecchi endoauricolari Le suggerisco di usare un panno leggermente imbevuto di alcool o salviette disinfettanti. Può aiutarsi con un pennellino o spazzolino morbido. Se lo sporco però è proprio in punta, nel filtrino colorato, allora Le consiglio di sostituire il filtrino sporco con uno nuovo, senza usare spazzolini perché altrimenti rischierebbe di infilare lo sporco all’interno dell’apparecchio rovinandolo.
Si ricordi poi di riporre gli apparecchi spenti in un contenitore con pastiglie o altri prodotti deumidificanti.
Vorrei sapere come bisogna fare per evitare di assumere i farmaci ototossici.
Se ho bisogno di un antidolorifico, quale farmaco posso assumere dato che il paracetamolo, l’aspirina o l’ibuprofene sono considerati nemici dell’udito?
È possibile avere un’elenco dei principi attivi dannosi, in modo da evitare di assumere tali farmaci? Di conseguenza, sapere invece, quali possono essere assunti senza rischiare? 🙁
Resto in attesa di un vostro riscontro. Grazie.
Risponde il dott. Giacomo Garaventa
Buon giorno, penso di poterla abbastanza tranquilizzare.
I farmaci potenzialmente tossici per l’orecchio interno sono molti e, a livello sperimentale (studi in laboratorio su cavie utilizzando dosaggi elevati per tempi rolungati) tante sostanze possono interferire con il metabolismo e la funzionalità dell’orecchio interno.
In realtà i farmaci che si sono dimostrati veramente rischiosi sono gli aminoglicosidi (antibiotici una volta utilizzati per la terapia della TBC e per gravi infezioni renali e polmonari: streptomicina, gentamicina, tobramicina, sisomicina), gli antimalarici
(es. chinino) e certi chemioterapici antitumorali (es. Cisplatino). Per alcuni di essi (aminoglicosidi) la tossicità è determinata geneticamente da una mutazione mitocondriale per tanto non tutte le persone subiscono il danno uditivo.
Per i farmaci che Lei ha citato l’utilizzazione sporadica e non protratta nel tempo in realtà non è pericolosa. Resta sempre una possibile ipersensibilità individuale, magari accentuata da danni uditivi associati (es. esposizione a rumore).
Un comportamento ragionevole potrebbe essere utilizzare senza timore i farmaci che il suo medico le prescrive e, solo in caso notasse l’insorgere di acufeni, intolleranza al rumore o sensazione di distorsione delle voci, sospenderli ed evitare anche l’utilizzazione di molecole simili.
Salve! Sono una ragazza di 21 anni, e ho un’ipoacusia bilaterale profonda dalla nascita o dai primi giorni di vita si pensa, le motivazioni non sono conosciute. Sono stata protesizzata a 18 mesi, e ho fatto logopedia, recuperando un linguaggio normale. Sono iscritta all’università e non sto avendo problemi, infatti,con le protesi recupero bene. L’unico neo, è la questione estetica, perchè porto le retroauricolari Ho sentito parlare della Linear da una ragazza che ha il mio stesso handicap, e porta le vostre Endoauricolari, vorrei sapere se è vero che esistono delle protesi endo che coprono questo deficit. Attendo una vostra risposta. Grazie 🙂
Risponde Michele Ricchetti, Ingegnere Linear
Le protesi Linear endoauricolari riescono a compensare le sordità profonde. In mancanza di suoi dati precisi, consiglierei di prendere un appuntamento in una sede Linear, dove verranno effettuate varie analisi, per verificare la sua ipoacusia e la fattibilità della protesi endoauricolare. Il tutto gratuitamente e senza impegno.
Buongiorno. Mi chiamo Donatella, soffro di trombofilia congenita e ipoacusia bilaterale neurosensoriale grave. Porto le protesi da 23 anni, ora ne ho 41. Ho avuto 3 gravidanze e con l’ultima (ho sempre sofferto di acufeni, vertigini…) dopo l’assunzione di alcuni medicinali tipo UGUROL e PRISMA, alcuni disturbi sono peggiorati, sento rumori inesistenti, ho continue emicranie e a breve devo fare un elettroencefalogramma… mi hanno parlato del tinnito….. qualcuno mi può consigliare cosa fare? esiste una cura o comunque qualcosa che possa migliorare la mia situazione?
Grazie per la cortese attenzione e risposta, Donatella
Risponde lo staff Linear:
Gentile Donatella, nell’immediato le consigliamo di andare dove le hanno fatto le protesi, per farsi regolare gli apparecchi acustici in modo da “proteggersi” di più dai rumori forti, che possono scatenare emicranie o disturbi simili.
Abbiamo inoltrato la sua domanda all’otorino: appena avremo la risposta, la pubblicheremo.
Grazie e cordiali saluti.
Risponde Giacomo Garaventa, Responsabile S.S. Diagnosi e chirurgia dell’Orecchio all’Ospedale San Paolo di Savona:
Buongiorno Sig.ra Donatella,
come saprà la trombofilia è una condizione clinica, congenita o acquisita, in cui si manifesta una maggior tendenza a formare trombi, più frequentemente venosi ma anche arteriosi.
Vi sono fattori scatenanti, tra cui la gravidanza, l’assunzione di estroprogestinici, la scarsa attività fisica. L’ipoacusia percettiva di cui soffre da tempo potrebbe essere l’effetto di un disturbo circolatorio a livello dell’orecchio interno o del nervo acustico. La riacutizzazione e il peggioramento dei sintomi dopo la terza gravidanza (impossibile stabilire la responsabilità dei farmaci assunti) potrebbe confermare che l’orecchio è un organo bersaglio della malattia.
Non mi risulta che vi siano trattamenti specifici specialistici: immagino che sia seguita da un Centro specializzato in questo campo dove la possono consigliare con competenza.
Potrebbe essere comunque utile un controllo dall’audioprotesista per trovare una regolazione meno aggressiva degli apparecchi acustici, magari meno efficace ma che riduca lo stress acustico al suo orecchio particolarmente provato.
Buongiorno, anch’io ho problemi con la TV,ho un TV vecchio, con CRT,se voglio sentirlo correttamente (anche con gli endo) devo alzare il volume ed è noto che dopo le 22 ( o anche prima!) posso sollevare proteste dal vicinato.
A volte utilizzo delle cuffie wireless che vanno benissimo, ma l’amplificatore preleva il segnale da una spina che esclude gli altoparlanti,così mia moglie non sente nulla!
Ho provato con una apparecchio che utilizzava un microfonino da posizionare vicino agli altoparlanti ed usciva con un lungo cavetto sulle cuffie,ma in effetti amplificava tutto e male,quindi non era ok.
Ascolto TV
Le mie domande quindi sono :
1) nell’attuale situazione c’è modo di prelevare direttamente il segnale dalle uscite audio del vecchio TV ed inviarle in cuffia wireless,mantenendo in funzione gli altoparlanti?
2) se cambio TV ed acquisto uno Smart TV attuale,c’è modo di ricevere il segnale in cuffia ( sempre wireless) lasciando sentire a mia moglie il suono dagli altoparlanti?
3) altre soluzioni?
Risponde Michele Ricchetti, ingegnere Linear
Unica soluzione per tutti i casi. Si può non usando il connettore cuffie ma bensì la connessione RCA fornita dalla presa scart come nell’immagine sotto riportata.
Il connettore rosso e quello bianco (RCA) sono l’audio destro e sinistro, il cavo per collegare i due RCA alla cuffia wireless può essere nella confezione, o si può trovare in commercio (da doppio Rca maschio a femmina jack femmina).
Salve, recentemente ho cambiato il televisore, mi sembra di capire peggio le parole, sarà colpa del nuovo digitale terrestre?
Risponde l’Ingegnere Linear
Dal punto di vista della qualità dell’audio il digitale terrestre (DTT) ha una qualità superiore rispetto alla trasmissione analogica, molto spesso però questa qualità non viene percepita a causa dei televisori sottili. Le case produttrici di televisori, negli ultimi anni, propongono televisori LCD o plasma con spessori sempre più piccoli, questo però va a discapito della qualità audio. Per poter generare l’audio del parlato e in special modo i cosiddetti toni bassi, sono necessarie delle casse acustiche, le cui dimensioni sono maggiori della profondità dei televisori recenti.
Nelle “vecchie” televisioni, c’era lo spazio per alloggiare una o più casse di dimensione appropriata alla generazione dei suoni legati al parlato, questo non succedere nelle attuali tv che molto spesso vengono vendute abbinate alle cosiddette “sound bar”, cioè una barra con profondità differente dl televisore dove sono alloggiate delle casse acustiche di dimensione opportuna.
Vorrei un vostro parere su una domanda che mi faccio da tanto tempo.
Poiché vivo da circa 20 anni (ora ne ho 35) con una ipoacusia media, nel corso degli anni ho sviluppato automaticamente un po’ di lettura labiale che mi aiuta insieme alle protesi. Ma vorrei riuscire a migliorarla: la logopedia mi potrebbe aiutare nonostante la mia età?
E se sì, quanto tempo ci vorrà per apprenderla meglio?
Rispondono Consuelo Lanzara e Mirella Zanobini – http://www.idee-srl.it – spin off dell’Università di Genova
Come esperte del Metodo Drežančić, più che un rinforzo della lettura labiale, consiglieremmo un lavoro mirato ad un potenziamento della sensibilità acustica, supportando l’elaborazione centrale delle minime differenze fonetiche e ritmiche nello svolgersi del continuum della frase. Il metodo prevede l’utilizzo della voce cantata e della voce modulata proprio per sottolineare le caratteristiche di ciascun suono della lingua e poter quindi riconoscere e riprodurre tali differenze nella catena parlata.
Questo lavoro si può fare anche con gli adulti, in quanto il metodo prevede quattro programmi che coprono le diverse fasi, dalla nascita all’età adulta. Naturalmente tale stimolazione risulta tanto più efficace quanto più gli apparecchi acustici sono adeguati al tipo di sordità e tarati in modo corretto.
Per maggiori informazioni sulla possibilità di accostarsi al metodo, può consultare il sito www.idee-srl.it
Consuelo Lanzara e Mirella Zanobini
Salve, vorrei approfondire l’argomento protesi impermeabili: ho delle infezioni croniche nelle orecchie e protesi ad induzione ossea. Vorrei sapere se le protesi impermeabili possono sostituire gli occhiali ed essere applicate nell’orecchio sempre bagnato.
Grazie
Risponde Michele Ricchetti, Ingegnere Linear
Per il suo problema la protesi impermeabile non è la soluzione più adatta, in quanto il condotto deve essere areato, quindi la protesi endoauricolare o retroauricolare deve presentare un foro di ventilazione, che permette l’aereazione.
Detto questo, dopo un controllo da un otorino per verificare la condizione del suo canale e il successivo avallo da parte dello stesso, è possibile costruire un apparecchio con una protezione ai liquidi adatta alla sua situazione, con un foro di ventilazione adeguato.
Ho 32 anni e sono affetta fin da piccola da una grave ipoacusia neurosensoriale forse per colpa di farmaci ototossici. Da pochissimo ho scoperto di aspettare un bambino. Ma oltre a provare tanta gioia, sono anche seriamente preoccupata che la gravidanza possa peggiorare la mia ipoacusia.
Risponde il Dr. Domenico Cuda, Direttore Unità Operativa Otorinolaringoiatria, Ospedale G. da Saliceto, Piacenza
Gentile signora,
allo stato attuale delle conoscenze vi sono solo due condizioni cliniche alla base di un possibile peggioramento uditivo in corso di gravidanza.
La prima è data dall’otosclerosi. Si tratta di una malattia genetica che comporta un rimaneggiamento circoscritto della capsula otica, un osso compatto che avvolge l’orecchio interno. La deformità ossea tende a limitare i movimenti della staffa inserita in una finestra della capsula otica, la cosiddetta finestra ovale, determinando una discreta riduzione della trasmissione dei suoni all’orecchio interno.
In alcuni casi il danno si estende alle delicate strutture dell’orecchio interno; si tratta della cosiddetta otosclerosi cocleare in cui la perdita uditiva può anche essere severa. Generalmente l’otosclerosi esordisce nell’età adulta e tende ad aggravarsi progressivamente. Uno dei fattori che possono aggravare la perdita uditiva è la gravidanza per via delle alterazioni ormonali che si verificano in questo stato.
La seconda condizione è data da una piccola malformazione dell’orecchio interno, il cosiddetto acquedotto vestibolare largo. Questa anomalia comporta una comunicazione più ampia del normale fra spazio subaracnoideo, uno spazio endocranico contenente il liquido cefalorachidiano o liquor e l’orecchio interno.
Un brusco incremento della pressione liquorale quale quello che si produce durante un accesso di tosse, un piccolo trauma cranico, uno sforzo addominale per stitichezza etc. può danneggiare le cellule dell’orecchio interno non più isolate per via dell’acquedotto largo. Nel caso della gravidanza il momento del rischio uditivo si presenta al momento del parto per gli incrementi della pressione liquorale della fase finale del travaglio. I pazienti con acquedotto largo hanno una perdita uditiva ingravescente, caratterizzata da episodi di aggravamento talora improvvisi e possono presentare altre anomalie, ad esempio a carico della tiroide, nell’ambito di specifici quadri sindromici.
Il suo caso specifico è quello di una sordità infantile riconducibile all’uso di farmaci sebbene il nesso causale con gli ototossici non sia dimostrabile con certezza. Inoltre da quanto lei scrive non sembra vi siano stati sinora episodi di peggioramento dell’udito. In altri termini sembra di potere escludere che la sua sordità sia causata da otosclerosi cocleare o che lei possa essere portatrice di acquedotto vestibolare largo per via dell’età di insorgenza e della stabilità del suo udito.
La certezza si avrebbe esaminando una TAC dell’orecchio interno che tuttavia non è consigliabile eseguire durante lo stato gravidico in quanto si esporrebe l’embrione al rischio dell’irradiazione.
In conclusione è ragionevole supporre che nel suo caso il rischio di avere un deterioramento uditivo per effetto della gravidanza sia molto basso.
La saluto e mi felicito per l’attesa!
Risponde la dott.ssa Francesca Quaranta:
Il fischio con l’uso del cellulare può dipendere dal posizionamento del cellulare sull’orecchio e/o dalla potenza d’erogazione dell’apparecchio acustico. Nel primo caso, per evitare o limitare il fastidioso fischio, si consiglia di tenere il cellulare leggermente staccato dall’orecchio o semplicemente anche solo di inclinarlo verso l’esterno in modo tale da non chiudere completamente il condotto auricolare. Nel secondo caso più sarà elevata la potenza d’erogazione dell’apparecchio acustico e maggiore sarà la probabilità che questo fischi. Si può quindi intervenire andando a verificare le frequenze che maggiormente scatenano il fischio e procedendo quindi ad un loro opportuno contenimento d’erogazione agendo sulla regolazione dell’apparecchio ma senza ripercussioni sulla qualità d’ascolto.