Lo studio dei suoni che si propagano nel mare sta diventando sempre più importante per conoscere l’ambiente marino. Dai suoni possiamo capire fra l’altro se sono presenti specie con cui altrimenti sarebbe difficile avere un contatto visivo, ad esempio per la loro rarità, diffidenza o per la torbidezza stessa delle acque in cui si compiono le ricerche. Tuttavia questi studi sono ancora rari e poco sistematici e ciò rende difficile confrontare i risultati raggiunti da team che operano in diverse parti del mondo.
Un gruppo di ricercatori del Flanders Marine Institute di Ostenda, dell’Università di Gent, entrambi in Belgio, e dell’Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research di Bremerhaven, in Germania, sta mettendo a punto una metodologia standard per classificare i suoni di origine sconosciuta rilevati nella parte belga del Mare del Nord (Belgian part of the North Sea, Bpns). Si prevede che il Bpns, sebbene dominato dall’antropofonia (suoni derivanti dalle attività umane), sia acusticamente diversificato, data la presenza di banchi di sabbia ricchi di biodiversità, letti di ghiaia e strutture artificiali solide. Per compiere questa ricerca si è fatto ampio uso di intelligenza artificiale, in particolare per arrivare a definire alcune categorie di suoni. Lo scopo era quello di individuare e distinguere i rumori di origine sconosciuta da quelli la cui fonte era nota. Successivamente, per quanto riguarda i primi, concentrarsi unicamente su quelli che potevano avere un’origine biologica. “Le 26 categorie – spiegano i ricercatori – che abbiamo ottenuto sono state riviste da un esperto di bioacustica. Siamo stati in grado di nominare e descrivere 10 suoni unici, ma soltanto le categorie denominate “Jackhammer” e “Tic” possono essere interpretate con certezza come di origine biologica”. I suoni nell’ambiente possono trasmettere informazioni ecologicamente rilevanti e sono stati utilizzati negli ultimi anni per studiare la diversità, l’abbondanza, il comportamento e le dinamiche della popolazione degli animali. Soprattutto nell’ambiente marino, dove il suono viaggia più velocemente e più lontano rispetto all’aria, la comunicazione sonora è una componente chiave nella vita della fauna. Molti animali, tra cui mammiferi, pesci e invertebrati, producono e ascoltano suoni utili alla comunicazione, alla ricerca di cibo, alla navigazione, alla riproduzione e alle interazioni sociali e comportamentali. Gli animali marini hanno anche una capacità uditiva molto variabile, che va dalle frequenze più basse (<5 kHz) negli invertebrati, nei pesci e nei rettili, alle frequenze più alte (fino a 200 kHz) nei cetacei. I suoni servono come segnali che consentono a questi animali di relazionarsi con il loro ambiente. Talvolta il mutevole paesaggio sonoro oceanico diventa un ulteriore fattore di stress per la vita sott’acqua: sono stati segnalati effetti negativi nella fisiologia e nel comportamento di vari animali marini a causa del rumore derivante da attività antropiche come il traffico navale, il sonar attivo, i dispositivi di deterrenza acustica, le costruzioni e i rilievi sismici. Conoscere il paesaggio sonoro subacqueo e il suo impatto sugli animali marini ci consentirà di adattare meglio le attività dell’uomo per garantire la sopravvivenza e il benessere dell’ambiente acquatico.