L’Agenzia Europea per l’Ambiente(EEA) lo scorso 5 marzo ha pubblicato il rapporto Environmental noise in Europe – 2020, con l’obiettivo di misurare gli effetti prodotti dall’esposizione cronica al rumore ambientale nel vecchio continente, con riferimento al quinquennio 2012-2017. La relazione, basata sulle nuove raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), presenta una valutazione aggiornata dello stato di esposizione al rumore ambientale in Europa e si basa sugli ultimi dati raccolti ai sensi della Direttiva 2002/49/EC, nota con l’acronimo END (Environmental Noise Directive).
Secondo i risultati della ricerca, il 20% della popolazione europea risulta essere esposta a livelli di rumore considerati dannosi per la salute. Nello specifico, lo studio individua nel traffico stradale la principale causa di inquinamento acustico: il fenomeno espone circa 113 milioni di persone a livelli di rumore pari ad almeno 55 decibel, la soglia massima fissata dalla normativa comunitaria. Al secondo posto, il rumore ferroviario (riguarda 22 milioni di persone), seguito dal rumore aeronautico (4 milioni) e da quello industriale (meno di un milione).
Secondo l’organismo internazionale, questi livelli di esposizione si traducono in un rischio pari a 12.000 morti premature e 48.000 nuovi casi di cardiopatia ischemica all’anno in Europa. Inoltre, si stima che 22 milioni di persone soffrano di elevata irritabilità cronica e 6.5 milioni di disturbi del sonno. Inoltre il rumore degli aerei causerebbe una compromissione della capacità di lettura in 12.500 bambini in età scolare.
Come se non bastasse, in previsione sul lungo periodo, l’esposizione al rumore ambientale aumenterà a causa della futura crescita urbana e all’aumento della domanda di mobilità.