Gli uomini di Neanderthal avevano sviluppato un sistema uditivo simile a quello degli uomini moderni e questo dimostra, secondo alcuni ricercatori dell’Università spagnola di Alcalà, guidati da Mercedes Conde-Valverde, che avevano la capacità di comunicare fra loro con il linguaggio verbale. Insomma, si può ipotizzare che siano esistite una o più lingue di Neanderthal e magari anche una letteratura orale, visto che gli uomini di Neanderthal avevano sviluppato un senso religioso, usavano gioielli per adornarsi e dipingevano sulle pareti delle grotte.
La scoperta sul sistema uditivo dei Neanderthal è partita vent’anni fa da un’intuizione del ricercatore Ignacio Martin, collaboratore di Conde-Valverde, che, visti i fallimenti nel cercare di capire se i Neanderthal parlassero partendo dai fossili dell’apparato vocale, decise di concentrarsi sulle potenzialità dell’apparato uditivo, scoprendo che questo era diverso da quello degli ominidi più antichi e già simile a quello dell’homo sapiens sapiens. La prova paleontologica conferma quanto si sospettava dopo la scoperta genetica che i Neanderthal erano portatori del gene Foxp2, che viene ritenuto correlato alle capacità linguistiche dell’uomo.