Una ricerca appena pubblicata sulla rivista “Nature Neuroscience” cerca di spiegare le differenze nella percezione dei suoni tra gli uomini e le scimmie; i risultati potrebbero contribuire a chiarire le modalità di sviluppo del linguaggio. Lo studio è stato condotto presso il Massachusetts Institute of Technologies (MIT) con la collaborazione di National Institute of Health (NIH): inizialmente si trattava di stabilire le differenze tra le due specie nella percezione visiva, poi appurato che uomini e macachi vedono alla stessa maniera, è partito l’esperimento sul sistema uditivo. Esposti a suoni differenti, i cervelli sono stati esaminati tramite risonanza magnetica funzionale. Ebbene: il segreto dell’umanità forse risiede proprio nella capacità di apprezzare la musica…
Dopo avere studiato le mappe della corteccia uditiva, i ricercatori hanno scoperto che il cervello umano sarebbe più sensibile alle armonie e all’intonazione rispetto a quello delle scimmie. Quando si va a osservare la reazione del cervello con la risonanza magnetica infatti, le scimmie dimostrano di non fare differenza fra suoni sgraziati o melodiosi. Nell’uomo invece, più il suono si avvicina alla musica, più attiva in modo esteso la corteccia uditiva, che si trova all’altezza delle tempie.
Forse questa differenza segna la diversa evoluzione delle due specie, separate 25 milioni di anni fa: è probabile che linguaggio e musica ci contraddistinguano come esseri umani.
L’esperimento per ora spiega perchè sia così difficile imporre compiti uditivi ai macachi, gli stessi che gli uomini realizzano senza sforzo.