La sinestesia è una delle figure retoriche più utilizzate in letteratura: indica l’associazione di due parole appartenenti a sfere sensoriali diverse (spesso riguarda il sostantivo e l’aggettivo); famosi in poesia “odorino amaro” di Pascoli, “urlo nero” di Quasimodo, “dorati silenzi” di Campana. L’uso della sinestesia è molto diffuso anche nel linguaggio comune, in espressioni quali “profumo dolce” (sfera olfattiva e gustativa), “voce chiara” e “sguardo silenzioso” (sfera uditiva e visiva), “luce calda o fredda” (sfera visiva e tattile)… grazie a questa strategia, legando colori e suoni, odori e percezioni tattili e così via, il linguaggio si arricchisce di espressività.
Ma la sinestesia corrisponderebbe anche a una rara condizione neurologica, secondo la quale il cervello è in grado di elaborare simultaneamente due o più stimoli sensoriali distinti o concorrenti: nella sinestesia audio-visiva ad esempio sono coinvolti simultaneamente i sensi della vista e dell’udito, cui segue l’associazione di un qualsiasi suono o melodia a stimoli visivi, quali colori (cromestesia) o altri elementi. La cromestesia, in particolare, traducendo i suoni in colori, potrebbe essere alla base della creazione artistica di artisti del calibro di Vasilij Vasil’evič Kandinskij, noto per i suoi “quadri musicali”, ovvero dipinti astratti nati in seguito all’ascolto di diversi concerti.