I ricercatori dell’Università californiana di Berkeley hanno monitorato i segnali cerebrali di 29 pazienti, sottoposti a intervento chirurgico per epilessia, facendo loro ascoltare tre minuti del brano dei Pink Floyd “Another Brick in the Wall”. Gli scienziati hanno quindi convertito in audio i segnali raccolti tramite elettrodi, posti nelle zone cerebrali deputate all’udito: hanno così potuto riascoltare il ritmo e la melodia del pezzo rock e persino il suono delle parole, sia pure un po’ distorte. (Per chi voglia ascoltare la ricostruzione musicale: https://news.berkeley.edu/2023/08/15/releases-20230811)
Lettura del pensiero? Gli studiosi negano: altre volte sono state decifrate le parole dalle registrazioni cerebrali; la differenza in quest’ultimo caso è la musica, che ha permesso di avvicinarsi ai suoni con maggiore precisione. Ma la sperimentazione è avvenuta ponendo gli elettrodi direttamente sulla superficie del cervello, metodologia che andrà sicuramente riveduta, ricorrendo a tecniche meno invasive.
L’esperimento segna comunque un ulteriore passo avanti nel lungo cammino in aiuto alle persone affette da condizioni neurologiche invalidanti: si spera che un giorno lo studio potrà essere d’aiuto per chi ha la SLA o qualche altro disturbo neurologico o dello sviluppo che compromette la produzione vocale.