I narvali, una specie di cetaceo odontoceto il cui maschio presenta una zanna molto lunga attorcigliata a spirale che sporge orizzontalmente dalla mascella superiore, stanno soffrendo per le attività umane che provocano forti rumori nel loro ambiente, riducendo la loro capacità di cercare cibo. Lo rivela una ricerca dell’American association for the advancement of science (Aaas), pubblicata su Science Advances. Il narvalo vive in acque fredde intorno alle coste di Groenlandia, Canada e Russia. Nell’Artico il traffico marittimo e l’esplorazione delle risorse, effettuata anche con l’uso di esplosioni, stanno aumentando rapidamente a causa della riduzione del ghiaccio marino indotta dai cambiamenti climatici. Lo studio mostra che il narvalo, Monodon monoceros, è estremamente sensibile al rumore prodotto dall’uomo. I narvali hanno evitato le immersioni profonde (oltre i 350 metri) con una riduzione simultanea della ricerca di cibo e una maggiore attività di immersioni in acque poco profonde come risposta al rumore delle navi e alle esplosioni degli airgun sismici, strumenti comuni nelle indagini sismiche per la ricerca di petrolio e gas che sono usati in aree marine e che generano onde da compressione, emettendo bolle di aria compressa nell’acqua. I narvali sono particolarmente sensibili al rumore, ma nello stesso tempo cercano cibo in un territorio ristretto a cui restano molto legati e questo li rende vulnerabili agli impatti umani nell’Artico.