Acustica di classe
In Italia, l’acustica delle aule scolastiche risulta essere fuori norma nove volte su dieci; durante le lezioni i livelli di rumore finiscono con l’incidere negativamente sia sul rendimento degli studenti sia sul lavoro degli insegnanti.
A lanciare l’allarme i risultati del recente monitoraggio condotto nelle scuole della Provincia di Brescia, a cura dell’Università, dipartimento Ingegneria meccanica e industriale. Il responsabile del frastuono sarebbe il cosiddetto “tempo di riverbero”: quei pochi secondi (o frazioni) impiegati dal suono per decadere.
Un decreto risalente al 1975 prescrive che nelle aule italiane il “tempo di riverbero” non debba essere superiore a più di 1,2 secondi, ma nella maggior parte degli edifici, anche quelli più recenti, in realtà questo tempo si aggira sui 3 secondi.
A tale proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerirebbe 0,6 secondi e nei Paesi del Nord Europa lo standard si attesta su 0,4.
Secondo i ricercatori italiani, il rumore fa sì che dalla quarta fila di banchi in poi gli studenti riescano a sentire una parola su due, ovvero la metà delle spiegazioni; il mal di gola, la seconda causa di assenza per malattia tra gli insegnanti, colpisce chi è costretto a “sgolarsi” per farsi sentire.