La prima lingua non si scorda mai
Il nostro cervello rimane sensibile alla lingua cui siamo stati esposti nei primi anni dell’infanzia, anche se successivamente l’abbiamo dimenticata, non avendola più sentita ne’ parlata. E’ quello che dimostra uno studio condotto presso la McGill University di Montreal, in Canada. I ricercatori hanno indagato su un gruppo di 48 bambini e adolescenti di origine cinese, adottati da piccolissimi presso famiglie francesi. Sottoposti all’ascolto di voci registrate con suoni tonali, tipici della lingua cinese e del tutto assenti nel francese, la risonanza magnetica funzionale ha rilevato schemi di attivazione neurale simili, nella regione cerebrale del giro temporale. Tale reazione non si verifica negli stessi bambini, dopo avere ascoltato i suoni della lingua francese.
Secondo gli studiosi, a seguito dell’esposizione a una lingua nella primissima infanzia, il cervello produce delle rappresentazioni dei suoni che vengono integrate nel complesso delle capacità linguistiche e che possono persistere nel tempo, anche se il soggetto non è più esposto a quella lingua, non è più in grado di parlarla né di comprenderla, e non ha nessuna consapevolezza di questa sensibilità.
E’ come se i circuiti stabiliti a livello neurale dalle informazioni più vecchie rimanessero, indipendentemente dalla possibilità di accedervi.