Super udito nei non vedenti?
Non è vero che l’udito sia particolarmente sviluppato nelle persone non vedenti: si tratta di un falso mito, smontato grazie a una ricerca condotta dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, con cui ha collaborato l’azienda Linear, mettendo a disposizione degli studiosi la camera silente presso la sede genovese dell’azienda. I dati ottenuti dai ricercatori sono stati presentati al Forum europeo delle Neuroscienze a Milano (5 luglio scorso): gruppi di adulti e bambini non vedenti dalla nascita e altri senza alcun deficit visivo sono stati sottoposti a stimoli sonori complessi. Scopo dell’esperimento era verificare la capacità di cogliere la provenienza dei suoni. «In precedenti test –spiega la dottoressa Monica Gori dell’Iit- le misurazioni venivano effettuate solo attraverso stimoli acustici singoli più semplici rispetto a quelli che normalmente sentiamo nell’ambiente esterno. Per la prima volta siamo riusciti invece a ricreare una situazione complessa, in cui i rapporti tra i suoni dovevano essere compresi. Un modello del tutto simile a ciò che avviene nel quotidiano».
I risultati hanno dimostrato che gli individui non vedenti non sentono meglio di chi vede bene.
Come spiegare allora l’abilità di molte persone cieche di accorgersi della presenza e della posizione di una persona all’interno di una stanza?
«Chi è cieco –spiega Gori- può sviluppare una capacità uditiva spaziale semplice. Ciò gli consente di localizzare un suono molto chiaro come la voce di un solo individuo. Quando però si tratta di individuare relazioni complesse tra i suoni, come la distanza tra persone che parlano tra loro, la capacità visiva diventa essenziale per orientarsi nello spazio».