I rumori prodotti dall’uomo interferiscono con le attività sonore che consentono ai delfini di cooperare fra loro: a causa del frastuono umano, per farsi sentire i cetacei intensificano i suoni che emettono, rendendo la comunicazione fra più faticosa e meno efficace. Era già noto che i delfini aumentano il volume dei loro suoni o la frequenza per cercare di compensare l’inquinamento acustico causato dall’attività umana. Ma un nuovo studio, pubblicato sulla rivista ‘Current Biology’, ha rivelato che gli sforzi dei delfini per compensare l’inquinamento ‘gridando’ non sono sufficienti e questo quindi rende difficile per loro cooperare. “Se i gruppi di animali in natura sono meno efficienti nella collaborazione alla ricerca di cibo, si avrà un impatto negativo sulla salute del singolo animale, che alla fine avrà un impatto sulla popolazione complessiva della specie”, ha detto la coautrice dello studio Stephanie King, professore associato presso l’Università di Bristol. Il suono è uno dei sensi piu’ importanti per gli animali marini. A differenza della luce, che viene rapidamente assorbita dall’acqua, può percorrere decine se non centinaia di chilometri. Di conseguenza balene, delfini e focene hanno sviluppato una complessa gamma di suoni per ‘parlare’ tra loro. Ma l’inquinamento acustico causato da attività umane come il trasporto marittimo e l’edilizia è aumentato drasticamente negli ultimi anni, disturbando questo delicato sistema di comunicazione. Lo studio sulle interferenze fra rumori e capacità di cooperare è stato condotto con due delfini tursiopi, Delta e Reese, insieme ai loro addestratori. Nonostante i migliori sforzi, Delta e Reese hanno avuto successo solo per il 62,5 per cento dei casi, quando sono stati esposti all’inquinamento acustico. Il livello massimo di rumore a cui sono stati sottoposti è stato di 150 decibel. Il rumore prodotto da una nave mercantile può raggiungere volumi fino a 200 decibel.