E’ sempre maggiore l’interesse per lo studio delle onde cerebrali, un fenomeno scoperto alla fine del 1800, ma a cui la comunità scientifica ha cominciato a attribuire la dovuta importanza soltanto dalla metà del 1900. Un recente studio dell’Università di Tel Aviv, a cui hanno partecipato Yuval Nir e Hanna Hayat e pubblicato su “Nature Neuroscience”, ha dimostrato il ruolo che alcune onde cerebrali, in particolare le alfa e le beta, hanno nella capacità del cervello di selezionare i suoni durante il sonno. La ricerca è stata compiuta nel corso di otto anni, su pazienti affetti da epilessia, parallelamente a indagini sulle cause dell’epilessia che prevedevano l’applicazione di elettrodi sul cervello. Hayat, ottenuto il consenso dai pazienti, ha registrato la reazione di aree del cervello e anche di singoli neuroni esposti a un identico suono sia durante la veglia sia durante il sonno. In questo modo ha potuto analizzare i cambiamenti nella risposta del cervello. Se fino a ora si pensava che i suoni durante il sonno arrivassero smorzati al cervello, lo studio ha mostrato invece che essi arrivano normalmente alla corteccia cerebrale. E’ quindi a livello di corteccia cerebrale che il nostro cervello, attraverso l’azione o meno delle onde alfa e beta, che sono connesse ai processi di attenzione, lascia passare o ferma gli stimoli in arrivo durante il sonno, per evitare che questo venga continuamente interrotto. Se i suoni sono familiari non meritano che si attivi la consapevolezza, mentre il cervello ci avverte, fino a svegliarci, se ritiene che il suono avvertito sia anomalo.
In futuro, con l’affinamento di tecniche meno invasive, sarà possibile valutare con precisione lo stato di coscienza di una persona in varie situazioni: verificare a esempio se i pazienti rimangono incoscienti durante un intervento chirurgico, monitorare la consapevolezza delle persone con demenza o determinare se un individuo considerato in coma, incapace di comunicare, sia veramente inconsapevole del suo ambiente.