Perchè le voci di “Siri”, “Cortana”, “Alexa” sono sempre femminili? Gli assistenti vocali su Internet parlano come le donne, forse perché associate a figure professionali subalterne, tradizionalmente riservate al sesso debole?
Secondo ricerche di mercato, pare che gli utenti si sentano maggiormente a loro agio nell’impartire ordini a una voce femminile, mentre quelle maschili vengono scelte per le app legate al mondo bancario e degli investimenti…
Dietro a queste preferenze ci sono stereotipi di genere, che rafforzano l’idea che le donne nel mondo del lavoro debbano avere un ruolo subordinato?
Ora però le cose stanno cambiando: il primo assistente vocale con voce neutra si chiama “Q”, realizzata da “Virtue Worldwide” in collaborazione con la linguista danese Anna Jorgensen; l’applicazione parla a 153Hz, a una tonalità che non viene percepita ne’ femminile ne’ maschile.
Un’idea per superare certi stereotipi sessisti, che potrebbe essere adottata anche in contesti differenti, come centralini telefonici, annunci nelle stazioni.
Per comprendere come alcuni luoghi comuni sopravvivano in ambiti professionali molto avanzati, come ad esempio il settore dell’intelligenza artificiale, basta riflettere su alcuni dati numerici: circa l’80% di chi lavora in questo campo appartiene al sesso maschile. Questa percentuale arriva al 90% nel caso di Google; su Facebook va solo un po’ meglio, con il 15% donne. Gli schemi mentali delle persone influiscono sicuramente la programmazione.
Sull’argomento si è pronunciata anche l’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, che ha realizzato lo studio I’d blush if I could: closing gender divides in digital skills through education. In questa ricerca vengono chiamati in causa giganti come Apple, Google e Amazon raccomandando loro un’inversione di rotta, non solo cambiando le voci, ma assumendo più donne per garantire e favorire la diversità e migliorare i progetti.